Le terme di Caracalla tornano virtualmente a risplendere
La multimedialità può realizzare il sogno di ogni appassionato dell’antichità: vedere le splendide opere degli antichi così come le potevano vedere i cittadini di Roma antica. Grazie alla realtà virtuale possiamo oggi tornare nel III secolo, sotto l’imperatore Caracalla, figlio di Settimio Severo, che fu imperatore dal 211 al 217 d.C.
Politicamente Caracalla viene ricordato per la Constitutio Antoniniana, la legge con cui l’imperatore estendeva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti (liberi) dell’Impero. Le imponenti rovine delle terme inaugurate nel 216 possono spiegare le accuse di megalomania che gli furono mosse: un’area immensa, dove furono costruiti ambienti vastissimi, dagli alti soffitti, con spazi adornati di marmi, statue, mosaici e colonne monumentali.
Le terme furono smontate pezzo per pezzo e oggi ci si dovrebbe spostare in vari luoghi della città per ammirarne alcuni, oppure addirittura andare a Napoli, al Museo Archeologico. Invece da oggi basta andare al sito archeologico, indossare gli speciali visori e ammirare la bellezza dell’opera antica, confrontandola con le rovine che sono sotto i nostri occhi. Un bel video dell’ANSA si può raggiungere qui; La Stampa ne parla qui (dopo la pubblicità) e il Corriere dedica un bell’articolo alla pag. 31 del numero di oggi mercoledì 20 dicembre, raggiungibile qui
Lezione multimediale un po’ particolare quella del prossimo sabato 7 ottobre 2017: darà l’occasione per la lettura di un riassunto della favola di Amore e Psiche corredata da qualche effetto speciale. Ecco due note introduttive sul rapporto tra Le Metamorfosi di Apuleio e il Decameron di Boccaccio.
Secondo Vittore Branca[1], Boccaccio sentì Apuleio “come un suo precursore, l’unico autore della letteratura greca e latina che avesse prestato orecchie alle narrazioni del popolo e le avesse ritenute degne di una consacrazione letteraria”.
Apuleio effettivamente si sentì debitore alla tradizione della fabula Milesia, più volte ricordata nella sua opera e particolarmente sottolineata nell’introduzione. La fabula Milesia era un genere di narrativa popolare, dai sapori forti e dai contenuti spesso ai limiti della decenza; potrebbe essere assimilata alle nostre storielle divertenti, con le quali alcuni narratori riescono ad avvincere l’uditorio facendolo ridere.
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