Didattica in presenza e a distanza
Eccoci alla fine di questo percorso (ringrazio subito chi mi ha seguito): c’è un futuro per la didattica a distanza?
La risposta è sì ma…
Affrontiamo i punti singolarmente prima di passare alle idee
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Dalla cronaca alle prospettive future
Ci tengo preventivamente a dichiarare la mia ammirazione per i colleghi in servizio; hanno fatto qualcosa di straordinario, si sono messi in gioco, hanno accantonato le programmazioni di Istituto, di interclasse, di classe, si sono tuffati a capofitto in un’impresa che solo gli insegnanti possono fare: dare ai propri alunni tutto il possibile, pensando prima di tutto al loro bene.
In questo momento di crisi però possiamo rispondere a tre domande fondamentali:
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Facciamo un salto ai giorni nostri
Come spesso capita a noi Italiani, non solo nel campo dell’Istruzione, in questi giorni siamo stati colti di sorpresa e abbiamo dovuto correre ai ripari in fretta, tutti in ordine sparso, con strumenti diversi e capacità distribuite su una scala che va da zero a nove, sviluppate dai docenti per curiosità o come aggiornamento volontario.
Pochissimi (a quanto mi risulta) sono stati gli istituti dotati di piattaforme strutturate e programmate per fare in modo organizzato didattica a distanza; quasi tutti hanno fatto ricorso a programmi esistenti, nati per svolgere principalmente altre funzioni. Il Registro elettronico è stato utile fondamentalmente per assegnare compiti a casa, perché era una delle sue funzioni programmate. Molti hanno sfruttato le risorse della rete Internet, scegliendo strumenti di comunicazione semplici, principalmente video conferenze (Skype, zoom e jitsi). Il docente è così apparso sugli schermi degli alunni per svolgere una lezione.
Prescindiamo per un attimo dall’efficacia dell’azione didattica in video conferenza per prendere in rapido esame i diversi ordini di scuola, escludendo i nidi per ragioni evidenti.
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L’incoraggiamento della legge europea diede un forte impulso a questa modalità di formazione. Subito l’invito fu recepito dai privati che fecero nascere piattaforme per l’aggiornamento del personale mentre il mondo della Scuola si mise in moto con prudenza.
I tempi erano certamente maturi: la tecnologia correva, l’accelerazione del progresso pareva inarrestabile, le infrastrutture digitali si stavano diffondendo e potenziando: i primi(tivi) modem integrati nella scheda madre lasciavano il posto a modem esterni sempre più potenti; la linea ISDN fu una meteora, molto presto messa in soffitta dalle linee ADSL, oggi superate dalla fibra ottica.
In questo campo instabile si costruiva la didattica a distanza come modalità di formazione, su cui soprattutto sperimentava l’Università, più per affiancare che per sostituire i corsi tradizionali. Risale al 1999 la prima diffusa riflessione istituzionale sul tema: i corsi di formazione per docenti (FORTIC) cominciarono a porre la questione della multimedialità, tanto presente nella vita quotidiana quanto estranea alla prassi didattica.
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Improvvisamente la Scuola italiana ha scoperto l’importanza della didattica a distanza, detta anche FAD (formazione a distanza): colleghi di ogni età sono dovuti diventare docenti virtuali di alunni virtuali, messi in quarantena didattica da un’emergenza sanitaria. Come al solito la scoperta è avvenuta per motivi di emergenza, come al solito l'incombenza è ricaduta sui docenti che si sono messi al lavoro con quel senso del dovere su cui si basa la qualità delle nostre scuole. Con quali esiti è abbastanza facile immaginarlo: saranno diversi e di diversa qualità, perché pochissime sono le scuole che hanno dato spazio a una modalità didattica che da tempo sarebbe stato opportuno affiancare all’attività ordinaria in tutte le sue varianti.
Inizierò a pubblicare alcune riflessioni e qualche consiglio tecnico nella speranza di essere utile a chi avrà la bontà di leggere le mie righe sull’uso delle tecnologie informatiche nella didattica; sono frutto di numerosi corsi di formazione, prima frequentati e poi tenuti, sono conversazioni più che lezioni, quindi sarò grato a chi vorrà far pervenire a questo sito qualche proposta o riflessione. Il tempo (forse) c’è perché in questi giorni dobbiamo tutti restare a casa.
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