Marzo, il primo mese del calendario romano antico

Per un po’ di tempo marzo fu il primo mese dell’anno nel calendario primitivo che gli antichi romani avevano diviso in dieci mesi; rimase in quella posizione fino al II secolo a.C., quando fu “retrocesso“ al terzo posto, dove si trova tuttora.

Il nome del primo mese dell’anno deriva da [mensis] martius, (< Mars, Martis) in onore del mitico padre di Romolo, fondatore della Città, per ricordare la bellicosità di un popolo che avrebbe creato una delle più grandi civiltà del tempo antico anche grazie al suo potente e organizzato esercito.

Il dio italico Marte è generalmente identificato con il dio greco Ares, figlio di Zeus ed Era, dio della guerra per gli antichi greci. La sovrapposizione però non è perfetta, perché il dio greco era un po’ diverso.

Per comprendere meglio le caratteristiche di questa divinità greca andiamo a rileggere qualche testo antico.

Ares il dio della guerra

Dal poema omerico che più di ogni altro canta la guerra, l’Iliade, prendiamo alcuni passi tratti dal quinto canto, nel quale due dèi vengono feriti in battaglia: il dio della guerra Ares e, prima di lui, Afrodite, la madre di Enea e sua futura amante. Tutto il canto quinto è dedicato alle gesta eroiche di Diomede, la sua aristìa; il grande eroe acheo, davanti a un nemico così forte, è aiutato e incoraggiato da Atena, che descrive il carattere del fratello con queste parole (Il. V, 831)

τοῦτον μαινόμενον, τυκτὸν[1] κακόν, ἀλλοπρόσαλλον[2],
ὃς πρώιην μὲν ἐμοί τε καὶ Ἥρηι στεῦτ[3]᾽ ἀγορεύων
Τρωσὶ μαχήσεσθαι, ἀτὰρ Ἀργείοισιν ἀρήξειν,
νῦν δὲ μετὰ Τρώεσσιν ὁμιλεῖ[4], τῶν δὲ λέλασται[5].

quello è un pazzo, il male assoluto, volubile,
che prima promise pubblicamente a me e ad Era
che avrebbe combattuto contro i Troiani e aiutato gli Argivi
ora invece sta dalla parte dei Troiani e degli altri si è dimenticato.

Ares ha un carattere violento e volubile, è un pazzo assetato di sangue. Sua sorella Atena non è meno bellicosa, ma è superiore al fratello perché usa l’intelligenza, perché lei è nata dalla testa del padre.

Nemmeno Zeus appare tenero con il figlio. Ecco come lo accoglie quando, poco dopo, Ares va a lamentarsi dal padre per essere stato ferito da Diomede in battaglia (Il. V, 889)

μή τί μοι ἀλλοπρόσαλλε[6] παρεζόμενος μινύριζε.
ἔχθιστος δέ μοί ἐσσι θεῶν οἳ Ὄλυμπον ἔχουσιν·
αἰεὶ γάρ τοι ἔρις τε φίλη πόλεμοί τε μάχαι τε.
μητρός τοι μένος ἐστὶν ἀάσχετον[7] οὐκ ἐπιεικτὸν
Ἥρης· τὴν μὲν ἐγὼ σπουδῆι δάμνημ[8]᾽ ἐπέεσσι·

Non sederti vicino a me a lamentarti, banderuola.
Per me sei il più odioso fra gli dèi che abitano l’Olimpo:
sempre a te son care la discordia, la guerra e le battaglie.
Hai il carattere incontrollabile di tua madre Era, indomabile,
io non riesco a domarla con le parole;

Zeus apostrofa Ares con lo stesso aggettivo usato da Atena (ἀλλοπρόσαλλος volubile); le sue parole sono chiare: il figlio ha lo stesso brutto carattere della madre Era, rissoso e incontrollabile. Infatti Era, alludendo al figlio, lo aveva definito ἄφρονα…, ὃς οὔ τινα οἶδε θέμιστα (Il. V, 761) “senza senno, che non sa cos’è la giustizia”. Oggi le parole di Zeus sarebbero considerate politicamente scorrette, ma al tempo degli dèi falsi e bugiardi così andavano le cose.

La divinità italica non è proprio identica, è sempre bellicosa, più agreste e meno volubile

(1 – continua)

 

[1]  “completo”

[2]  L’aggettivo ἄλλος ripetuto dà bene l’impressione di una persona capace di passare facilmente da una parte all’altra, che Rosa C. Onesti traduce “banderuola”.

[3]  ἔστευτο imperfetto senza aumento da στεῦμαι “promettere”.

[4]  Tmesi μετὰ + ὁμιλεῖ < μεθομιλεῖ

[5]  Perfetto mediopassivo, forma epica di λέλησται < λανθάνω

[6] Lo stesso aggettivo usato dalla figlia Atena.

[7]  = ἄσχετον “che non si può trattenere

[8]   Da δάμνημι (δάμνω) latino domo, as.