Una serie di caratteri geniale
Chi si occupa di poesia greca e latina può avere bisogno di inserire uno schema in una pagina. Inutile cercare di inserire i simboli con la tastiera usando attraverso i comandi INSERISCI – SIMBOLO: non esistono caratteri compatibili. Anche quando si trovano i codici giusti nell’immensa miniera dei caratteri UNICODE, questi devono essere adattati e combinati per farli assomigliare ai segni grafici che scriveremmo a mano.
Cominciamo a raccontare la storia di questo nome, che è davvero interessante…
Leggi tutto: Anaxiphorminx per la metrica latina e greca
L'alfabeto greco è più antico di quello latino: da una sua variante nacque l'alfabeto latino. In età ellenistica assunse un carattere stabile e si perfezionò, arricchendosi di segni diacritici che costituirono sempre un problema. Le macchine per scrivere in greco antico avevano numerosi tasti "vuoti", cioè che non producevano alcun avanzamento del carrello, consentendo così la scrittura di accenti e spiriti nella posizione giusta. Ricordo ancora il peso di quelle macchine e l'impegno che bisognava profondere per scrivere correttamente un breve brano.
L'ortografia greca a volte presenta vocale corredate addirittura da tre segni diacritici: accento, spirito e iota sottoscritta; questa complessità, che già creava problemi nella scrittura a macchina, è stata un grande problema per la scrittura con il computer. Ora questo problema è stato risolto ma può essere interessante fare una riflessione sul percorso che ha portato i tecnici informatici verso la soluzione definitiva.
I caratteri greci furono sentiti come indispensabili fin dall'inizio della storia della comunicazione a mezzo computer, per motivi scientifici più che per motivi linguistici. Nella tabella ASCII non potevano mancare le lettere che erano usate nei calcoli matematici più comuni. Fra le serie di caratteri disponibili nei sistemi operativi vi era Symbol, un alfabeto greco comprendente solo i grafemi utilizzati in matematica. Non c'erano lettere accentate, né spiriti.
Per molti anni chi voleva scrivere in greco si dovette accontentare di questo strumento molto imperfetto, che necessitava di un'integrazione degna di un amanuense: i segni diacritici si potevano solo aggiungere a penna. Veniva commesso un vero e proprio delitto tipografico, linguistico e informatico, soltanto per motivi genetici: il computer non era nato come strumento linguistico; era uno strumento di calcolo usato in modo ancora improprio in ambito linguistico.
L'introduzione di una tabella di caratteri ASCII estesa produsse buoni effetti solo per l'ortografia delle lingue basate sull'alfabeto latino, ma non ebbe nessun effetto per l'ortografia del greco antico, che aveva bisogno di "combinare" caratteri alfabetici e segni diacritici. Era inammissibile che si dovessero aggiungere a penna i segni che il computer non permetteva di "scrivere".
Nacquero in successione abbastanza rapida delle soluzioni pratiche, che produssero una proliferazione abnorme di font. Gli inventori si sbizzarrirono nel creare caratteri greci di grande eleganza, usando programmi di elaborazione grafica delicati. Ogni lettera si poteva "combinare" con i segni diacritici grazie a "istruzioni" integrative: per esempio digitando sulla tastiera "a" seguita da una ")" si otteneva sullo schermo, e poi nella stampa, un'alfa con lo spirito dolce.
Sorsero ben presto problemi di comunicazione:
In pratica ognuno si abituava a scrivere usando la propria serie di caratteri preferita, si abituava a certi automatismi che rendevano spedita la scrittura e producevano un buon risultato stampato. Tornare a risultati stampati era un passo indietro. Se una A dell'alfabeto latino esprimeva un codice numerico unico in tutti i computer, un'alfa con spirito aspro, accento grave e iota sottoscritta era espressa con successioni di caratteri diverse a seconda del font utilizzato e non era sempre facile il riutilizzo di un testo. Questo dipendeva da un equivoco di base: tutti dovevano ricorrere a degli espedienti perché l'informatica non aveva strumenti adeguati da proporre.
Ovviamente i solutori del problema pensarono prima alle lingue "vive". La diffusione della comunicazione informatizzata fu sentita soprattutto dai paesi che si aprivano alle nuove tecnologie. Le lingue scritte nel mondo si servivano di caratteri diversi, avevano un orientamento diverso e le macchine dovevano avere un sistema di trasmissione dei file unico: solo così il computer emittente e quello ricevente potevano davvero comunicare tra loro. Lo sviluppo e il potenziamento delle macchine permise di accantonare lo standard ASCII e di arrivare allo standard UNICODE che attualmente comprende tutte le lingue scritte del mondo e ha ancora tanto spazio anche per le lingue che non sono ancora scritte.
Furono sicuramente uomini di cultura che realizzarono questo progetto e, ovviamente, trovarono lo spazio anche per le lettere del greco antico, che sono quindi presenti nella mappa caratteri dei computer moderni in tutte le combinazioni possibili. Questa pagina in italiano spiega quali sono i principi ispiratori del gruppo di lavoro e i vantaggi dell'utilizzo di questo standard; noi passiamo a fare delle considerazioni più pratiche di utilizzo. Solo per curiosità andiamo a dare un'occhiata ai caratteri greci. Li troviamo qui e, con una ricerca in rete, troviamo font che possono soddisfare i gusti estetici di tutti. Il principio importante da salvaguardare è questo: a un codice di carattere corrisponde un carattere; prima si poteva giungere a una soluzione empirica, inaccettabile sul piano filologico.
Considerando però il numero dei caratteri possibili nella scrittura del greco antico, che comprende anche segni alfabetici scomparsi, locali, numerici, addirittura musicali, sorge l'esigenza di conoscere quali comandi si devono dare per inserire i grafemi desiderati: come posso scrivere in greco antico utilizzando una tastiera qualunque? Sicuramente non posso utilizzare i singoli codici, né scegliere i caratteri uno ad uno. Bisogna ricorrere a delle istruzioni convenzionali, che consentano una scrittura spedita e il più possibile "naturale".
Prima di tutto ricordiamoci che, se vogliamo cercare in rete la ricca documentazione in inglese che riguarda la scrittura in greco antico, dobbiamo usare l'espressione "polytonic greek"; la seconda premessa riguarda i sistemi operativi (MAC, Windows e Ubuntu) e i programmi di scrittura (Word, OpenOffice e LibreOffice) perché usano font differenti, anche se producono testi che usano lo stesso sistema di riferimento (UNICODE) e quindi danno risultati univoci.
Dobbiamo mettere a punto il nostro sistema provvedendo a controllare i seguenti elementi:
In aggiunta a questo bell'articolo del prof. Paolo Monella, possiamo anche fare riferimento a questo in cui l'argomento è affrontato in modo soddisfacente, in particolare per l'ambiente MAC.
Personalmente trovo molto semplice la scrittura in greco con MAC, ma in Windows devo dire che faccio fatica ad abbandonare il caro "vecchio" Sgreek, con cui scrivevo a una velocità degna della madre lingua. Sono certo che presto troverà così familiari le nuove abitudini che dimenticherà quelle vecchie.
Milano rev. 25/09/2014
L'alfabeto latino è una delle tante geniali invenzioni dei nostri antenati. Ha una sua affascinante storia, di cui parlano numerosi siti nella rete. La Trecccani tratta l'argomento specifico in questo articolo, ma affronta l'argomento anche in questa voce di storia della lingua italiana, in calce alla quale si possono trovare interessanti collegamenti e approfondimenti; interessanti sono anche i contenuti (in continua evoluzione) della Wikipedia, con collegamenti alla scrittura e alla pronuncia della lingua latina. I motori di ricerca rimandano anche a interessantissimi articoli di singoli studiosi, ma in questo sito intendiamo parlare dell'uso di questo alfabeto nel mondo della comunicazione informatica.
La sua ampia diffusione nel mondo della comunicazione scritta si deve alla sua semplicità: con i suoi grafemi, originali o modificati, e con l'aggiunta di alcuni segni diacritici l'alfabeto latino è usato per la scrittura di numerosissime lingue, anche non neolatine (per esempio il magiaro). La tastiera della lingua inglese necessita di un numero minore di tasti, perché questa lingua non presenta lettere accentate né segni diacritici particolari. La prima codifica informatica dei caratteri alfanumerici creata negli Stati Uniti fu molto semplice, quindi informaticamente economica. Infatti lo standard ASCII inizialmente comprendeva le lettere (grafemi) e un solo segno diacritico: l'apostrofo.
L'uso diffuso del computer in tutte le nazioni europee evidenziò le carenze di quella prima codifica, che ebbe bisogno di un'estensione. Nacque così lo standard ASCII esteso, che soddisfece le esigenze ortografiche delle nazioni che si aprivano alla comunicazione informatica.
Dato che ogni nazione utilizza un alfabeto nazionale, quelle che hanno derivato i caratteri dall'alfabeto latino hanno prodotto una propria tastiera nazionale, che contiene tutti i grafemi dell'alfabeto latino. Hanno anche dei caratteri in più, che si ottengono con tasti specifici o combinazioni di tasti. Le tastiere nazionali sono usate da persone, che parlano e comunicano con una lingua cosiddetta viva.
Il latino non è esattamente una lingua morta, ma una lingua che ha prodotto in passato un'enorme quantità di testi e che ora ha una sua nicchia di sopravvivenza e un ampio stuolo di cultori. Viene soprattutto praticata in forma scritta, con felici eccezioni, ma è ancora vitale nella storia, nel mondo e anche nella rete.
Quali sono le esigenze di chi vuole scrivere in latino al computer?
Chi scrive in latino non ha particolari esigenze; una tastiera nazionale di una qualunque lingua "occidentale" consente di scrivere tutti i caratteri del latino. Proviamo però a concentrare la nostra attenzione sulle principali esigenze di scrittura di un cultore della materia.
In latino è fondamentale la distinzione tra una vocale lunga e una breve: non solo per motivi didattici, ma anche per togliere ambiguità a un'espressione fraintendibile o per evidenzare un'anomalia metrica.
Numerose sono le parole omografe che potrebbero essere chiarite da un segno di quantità. Ci sono desinenze che potrebbero essere precisate sul piano quantitativo per evitare errori di interpretazione e ci sono versi che "quadrano" solo se si accetta l'esistenza di una quantità anomala (per sistole o diastole prosodica) o per posizioni particolari che provocano una correptio anomala (in iato).
In questi casi è opportuno che il segno grafico della quantità venga in soccorso dello studioso o dello studente, precisato magari da un'opportuna nota esplicativa.
Per scrivere una vocale con un segno di quantità è sufficiente ricorrere alla tabella ASCII estesa, che presenta tutte le vocali con i segni di quantità desiderati.
Ecco le istruzioni per PC - Word o LibreOffice (OpenOffice) Write.
Con MAC
Affrontando l'analisi metrica di un verso si ha bisogno di marcare le lunghezze delle sillabe che formano i piedi. Il problema è anche affrontato da uno dei siti più importanti per i classicisti, Perseus, in questa pagina. Anche l'autorevole sito ritiene che per comporre gli schemi, dai più regolari a più originali, sia fondamentale la serie di caratteri Anaxiphorminx, nata per MAC ma perfettamente funzionante anche con Windows. L'autore sembra aver affdato all'etere la sua creazione, quindi la renderà scaricabile al più presto.
Non credo che ci siano altre esigenze per chi scrive in latino con il computer; accetterò volentieri suggerimenti e richieste che possano migliorare queste noterelle.
Milano rev. 22/06/2014
Vorrei segnalare la presenza on line del Liddell-Scott-Jones Greek-English Lexicon, uno strumento prezioso a disposizione degli studiosi di greco. Tre sono i punti d'accesso: due americani e uno indiano. Ecco il link: http://stephanus.tlg.uci.edu/lsj/#eid=1&context=lsj Il progetto in cui rientra è il noto TLG, la prima grande biblioteca virtuale di testi greci.