La megalografia della casa del Tiaso
A questo indirizzo potete scaricare gratuitamente la bellissima rivista e-journal degli scavi di Pompei, in cui sono riportate le ultime notizie sulla megalografia a tema dionisiaco recentemente scoperta, di cui hanno parlato ampiamente tutti i mezzi di informazione.
Troverete ottimi articoli e una galleria di immagini capace di soddisfare tutte le curiosità degli appassionati di archeologia e antichità. Buona lettura
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La targhetta biansata di San Casciano dei Bagni
Continuano gli straordinari rinvenimenti nella Vasca sacra del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni (SI).
Le prime statue votive scoperte, risalenti agli scavi che si sono succeduti dal 2020 al 2022, sono state dapprima oggetto di un’importante esposizione voluta dal Presidente Mattarella dal titolo “Gli Dei ritornano”, nel 2023, al Palazzo del Quirinale a Roma, una sede prestigiosa proprio per dare il giusto risalto a questi importanti ritrovamenti. Successivamente la stessa mostra è passata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e infine al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dove sono esposti anche i Bronzi di Riace, e si è chiusa il 12 gennaio scorso.
Quindi una continuità di esposizione che ha dato grande notorietà a tutte queste statue in bronzo ritrovate nella Vasca sacra del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
Gli ultimi ritrovamenti risalgono allo scavo svoltosi tra giugno e ottobre del 2024 e sono stati presentati alla stampa, ai media e al pubblico in data 3 dicembre 2024. Sono state rinvenute altre statue in bronzo di offerenti, di divinità della Fonte, di fanciulli àuguri, inoltre migliaia di monete romane di età imperiale, molte decine di uova di gallina, altri ex voto anatomici in bronzo e molti serpenti in bronzo, tra cui uno agatodémone (dal greco agathos daimon, ossia demone buono, per i romani associato alla fortuna e alla salute) della lunghezza di 90 cm, e altri di dimensioni inferiori.
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Carneade! Chi era costui?
Con queste parole attribuite a don Abbondio, intento a leggere “un libricciolo”, si apre il capitolo VIII del Romanzo, uno dei più belli e intensi, chiuso dal celeberrimo “Addio monti”. In quel capitolo così cruciale, movimentato, pieno di vicende, di riflessioni e di poesia il nome del filosofo è stato spesso sottovalutato, è passato quasi inosservato, è quasi diventato antonomasia di “sconosciuto”.
Nel primo incontro del ciclo “Scoprire e raccontare” (11 febbraio 2025), organizzato dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Carneade è diventato protagonista della conferenza nella quale mons. Federico Gallo ha raccontato il ritrovamento del libricciolo di don Abbondio.
Sembrava strano che questo “libricciolo” fosse un’invenzione manzoniana; per essere sicuri bisognava trovarlo davvero e l’unico modo era quello di partire dai pochi indizi contenuti nel capitolo. Manzoni parla di “un panegirico in onore di san Carlo, detto con molta enfasi, e udito con molta ammirazione nel duomo di Milano, due anni prima”, in cui il santo era “paragonato, per l’amore allo studio, ad Archimede… e anche a Carneade”.
Dal punto di vista cronologico tutto torna: il panegirico era stato pronunciato nel 1626, il IV novembre, giorno della festa di San Carlo Borromeo, nello stesso mese in cui è immaginato l’incontro con i bravi. Ci sono abbastanza elementi per stimolare la curiosità di uno studioso.
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Mimesis - μίμησις
Mimesis – μίμησις (imitazione) - è un termine fondamentale della teoria classica dell’arte, che ha attraversato i secoli giungendo fino a noi e subendo, nel lungo percorso, slittamenti di significato e diversità di valutazioni.
Nel pensiero di Platone troviamo una duplice condanna dell’arte come imitazione della realtà sensibile. Innanzitutto sotto il profilo conoscitivo l’artista – ad esempio il pittore che ritrae un qualsiasi aspetto del mondo - non si avvicina, ma si allontana dalla conoscenza del vero, che è l’idea; se in un dipinto rappresenta – imita – un letto, di quell’oggetto non sa nulla, a differenza del falegname che produce il letto fisico avendo come modello il letto ideale; in altri termini, il buon falegname ha una conoscenza superiore a quella del pittore perché, sia pure nel limitato campo della sua techne τέχνη (arte), sa che cosa è un letto, quali caratteristiche e proporzioni deve avere per essere tale. (Repubblica, libro X)
Ma anche sotto il profilo morale e politico l’arte è degna di condanna, o perlomeno di un’accurata censura: Omero non può essere considerato il primo educatore della gioventù quando attribuisce agli dei e agli eroi azioni immorali; in generale viene condannata tutta la poesia che rappresenta e suscita passioni smodate e indegne di un buon cittadino. (Repubblica, libro II).
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La suggestione del latino nelle scienze
Qualche giorno fa, nella sezione Analisi e Commenti del Corriere della Sera, Massimo Sideri riporta questo articolo pubblicato anche sul sito dell’ANDE (Associazione Nazionale Donne Elettrici), che fa riferimento a un articolo della rivista Nature di un secolo fa (non 50 anni).
Il corsivo parla con piacevole leggerezza della “suggestione fuori tempo” di tornare alla lingua latina per la divulgazione del sapere scientifico. L’argomento di una lingua unica per la comunicazione scientifica è sempre attuale ed è stato recentemente approfondito anche in un articolo di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca intitolato “Ma siamo sicuri che la lingua della ricerca sia solo l’inglese?”.
Alcune espressioni latine contenute nell’articolo hanno attirato la mia attenzione.
Andiamo a leggerle.
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