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Protagora e il mito di Prometeo

Il sofista Protagora (nato tra il 491 e il 481 a.C.)  nel dialogo platonico a lui intitolato, il Protagora, confuta una delle prime obiezioni rivolte alla democrazia, (obiezione fatta propria da Platone stesso): non è vero che la virtù politica appartenga solo a pochi; se opportunamente educato, ogni uomo è in grado di svilupparla e di riconoscere il giusto e l’ingiusto. La tesi è illustrata attraverso una libera rielaborazione del mito di Prometeo – del resto in Grecia non esisteva una versione “ortodossa” dei miti. Dopo che Epimeteo ha distribuito in modo ineguale agli esseri viventi le capacità e i mezzi necessari alla vita stessa, lasciando per sua insipienza gli uomini inermi e privi di risorse, Prometeo ruba ad Atena ed Efesto il fuoco e la conoscenza delle arti per farne dono all’umanità. Per quanto utile, il dono di Prometeo non impedisce però aggressioni, conflitti ed ingiustizie tra gli uomini che non possiedono la virtù politica. Infine Zeus, per evitare la distruzione del genere umano, incarica Hermes di donare agli uomini Dike e Aidos, il senso del giusto e la coscienza, con la raccomandazione che questi doni debbano toccare a tutti, a differenza della perizia nelle tecniche, riservata giustamente agli specialisti; solo in tal modo l’educazione, quella capacità politica che è presente in tutti i cittadini.

Risulta chiaro anche da questi pochi cenni lo stretto legame che si instaura, in questa prospettiva, tra etica e politica. Tralasciando qui i problemi e le discussioni che si aprono sul tema virtù politica/democrazia, vediamo l’emergere di una nuova figura del pensiero morale: l’anima.

Anima

L’assunzione dell’anima come elemento centrale della riflessione religiosa e morale va considerata una novità, a lungo marginale, introdotta in Grecia intorno al VI secolo a.C. dai culti dionisiaci, dall’orfismo e dal pitagorismo. Tra questi movimenti religiosi enormi appaiono le differenze: basti pensare che il rito dionisiaco culmina nella sfrenatezza dello stato selvaggio e nel consumo della carne cruda dell’animale ucciso, e che orfismo e pitagorismo predicano invece regole di vita ascetica, con il connesso rifiuto del sacrificio cruento e del consumo di carne animale. Eppure queste differenze non possono cancellare i tratti comuni: si tratta di esperienze religiose forti e in aperto contrasto con la polis e la sua religione pubblica, con la vita politica, con la stessa dimensione corporea e temporale dell’esistenza umana.

La promessa che viene fatta agli adepti è quella della salvezza e della felicità, che si possono trovare soltanto lontano dalla città, dal tempo, dalla corporeità; il destinatario della promessa non sarà più l’uomo-cittadino, ma un soggetto impolitico, immortale, incorporeo: l’anima individuale.

L’unione di anima e di corpo viene pensata come il rapporto tra il puro e l’impuro: un rapporto, quindi, che costituisce un decadimento della parte superiore, una sua punizione per una qualche colpa che deve venire scontata. Il nesso tra soma (corpo) e sema (tomba) è ricordato da Platone: “dicono alcuni che il corpo è tomba dell’anima, quasi che essa vi sia sepolta durante la vita presente…come a dire che l’anima paghi la pena di ciò che deve scontare …e perciò abbia intorno a sé questa cintura corporea a immagine di una prigione…” (Cratilo). Vi è dunque una colpa primordiale che deve essere scontata, una colpa indefinita in qualche fase della sua esistenza immortale; la colpa viene espiata attraverso il ciclo delle reincarnazioni, che sono da un lato uno strumento di punizione, ma, dall’altro, anche un mezzo di riscatto, perché mediante una vita ascetica l’anima può purificarsi, liberarsi dalla colpa e uscire dal ciclo della reincarnazione.


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Glossario

plebeo (kakós) in greco κακός, letteralmente “cattivo”, con una connotazione aristocratica di uomo di classe sociale inferiore
eunomia, in greco εὐνομία è il “buon governo”
Prometeo, in greco Προμηθεύς, è “colui che prevede, che pensa prima”, persona che si preoccupa e sta attento; Ἐπιμηθεύς, è “colui che pensa troppo tardi, l’impulsivo.
soma (corpo) in greco σῶμα, è il “corpo” (cfr. IT “somatico”)
sema (tomba) in greco σῆμα, è propriamente un “segnale” (cfr. IT “semaforo”)