Andare a Bobbio per un amante della cultura classica e dei libri è un’esperienza particolare. Bobbio è un borgo bellissimo in sé, ricco di storia e di leggende e ricco di riferimenti a un passato di libri, cultura e di dedizione allo studio.

Al santo irlandese Colombano dobbiamo la fondazione del monastero; alla sua regola fatta di rigore, lavoro, silenzio e studio dobbiamo la nascita di uno scriptorium e di una biblioteca di enorme importanza per la conservazione dei testi classici latini. Nella regola Colombano diede particolare importanza allo studio e alla scrittura, una raccomandazione rivoluzionaria, che andrebbe ribadita nella società contemporanea, nella quale la scrittura a mano sembra sempre meno praticata.

Per fortuna Colombano, il primo santo europeo[1], non la pensava così e nella terra a lui donata promosse la trasmissione del sapere attraverso la scrittura.

Chi vorrà approfondire lo studio della città, della sua storia, della storia dei Longobardi e della “Montecassino del nord” troverà in rete informazioni complete e di piacevole lettura. Mi permetto solo di mettere un link alla regola che il santo diede ai suoi monaci, e un link al sito straordinario che Marco Stucchi ha dedicato a Bobbio e al suo patrimonio artistico, nel quale si trovano immagini di alto livello qualitativo e tecnico.

Ecco alcune osservazioni minime, piccole cose latine, a partire dal monito dipinto sul portale d’ingresso all’abbazia: TERRIBILIS EST LOCUS ISTE.

Il motto non si trova solo sul portale d’ingresso all’abbazia di Bobbio: si trova in un numero impressionante di edifici religiosi[2]. Il senso di questa frase non è palese, in particolare sembra complicato tradurre l’aggettivo terribilis, antenato del nostro “terribile”, ma non perfettamente corrispondente in questo caso.

L’aggettivo latino terribilis deriva dalla radice del verbo terreo e dal suffisso -bĭlis che indica possibilità o capacità, quindi significa “capace di suscitare o di essere oggetto di terror”. L’intento di incutere spavento sarebbe stato più chiaramente espresso dall’aggettivo terrificus, con la radice del verbo facio per indicare chiaramente la funzione attiva: “che fa spavento”.

Il suggerimento di un significato diverso ci viene dal riferimento all’Antico Testamento[3] e dal vocabolario IL che riporta “venerabile” attribuito al Codice Giustinianeo, risalente al 534, nello stesso VI secolo in cui nacque Colombano (540-615).

Non pare appropriato il riferimento alla versione greca dell’Antico Testamento, perché la parola greca φόβος (phobos) non esiste in latino; indica la paura che suscita la voglia di “scappare via”. Più interessante l’indicazione del vocabolario Castiglioni-Mariotti, ma di complessa contestualizzazione. In tal caso però “terribilis” diventerebbe “che suscita rispetto / venerazione”, interpretazione molto interessante: il terror suscitato è lo sbigottimento, il blocco che scatta quando ci si trova davanti a qualcosa di cui si percepisce la smisurata grandezza e potenza, che ci mette di fronte alla consapevolezza di non poter reagire, è il terrore puro, lo sgomento. Il significato del motto potrebbe essere: “Questo luogo è da venerare intensamente”, perché esprime tutta la potenza del Creatore e induce a un atteggiamento di profondo rispetto.

È un invito a riflettere, a non fermarsi all’apparenza, degno dell’ultima Abbazia fondata dal Santo, nella quale fu sepolto: il suo corpo giace in un sepolcro sul cui coperchio è raffigurato con i piedi poggiati su un grosso libro aperto. 

L’immensa e preziosa biblioteca creata nel prestigioso scriptorium si disperse in tutta Europa, seminando cultura e tanto andò perduto. Resta questo luogo simbolico e suggestivo, ricordo di quello che è capace di fare l’uomo: costruire con fatica e dedizione il futuro umano attraverso la conoscenza. Nonostante tutto.

 

[1] Così fu definito da papa Benedetto XVI per le sue peregrinazioni attraverso l’Europa.

[2] Cfr. Wiki a questa voce

[3] Genesi, 28, 17 καὶ ἐφοβήθη καὶ εἶπεν ὡς φοβερὸς ὁ τόπος οὗτος οὐκ ἔστιν τοῦτο ἀλλ’ ἢ οἶκος θεοῦ καὶ αὕτη ἡ πύλη τοῦ οὐρανοῦ Ebbe paura e disse che spaventoso era quel luogo e non era altro che la casa di Dio e quella la porta del cielo.