Mediolani

Ter centena quidem poteras epigrammata ferre,
     sed quis te ferret perlegeretque, liber?

At nunc succincti quae sint bona disce libelli.
     Hoc primum est, brevior quod mihi charta perit;

deinde, quod haec una peragit librarius hora,
     nec tantum nugis serviet ille meis;

tertia res haec est, quod si cui forte legeris,
     sis licet usque malus, non odiosus eris.

Te conviva leget mixto quincunce, sed ante
     incipiat positus quam tepuisse calix.

Esse tibi tanta cautus brevitate videris?
 
Ei mihi, quam multis sic quoque longus eris!

 Traduzione
Caro libro, avresti potuto sicuramente sopportare trecento epigrammi, ma chi ti avrebbe sopportato o letto per intero? Impara ora quali sono i vantaggi di un libro breve.  Il primo vantaggio è questo: si consuma meno carta; poi il copista finisce di copiarlo in un’ora soltanto (quello non si affannerà tanto per le mie poesiole); ecco il terzo vantaggio: se sarai letto a qualcuno, anche se sei un po’ brutto, non sarai detestato. Il convitato ti leggerà a vino versato, ma terminerà prima che il bicchiere cominci a intiepidirsi. Ti sembra di essere al sicuro con tanta brevità? Ahimè, anche così piccolo per tanti sarai troppo lungo!

Marziale ha mantenuto il suo proposito di essere breve: il secondo libro contiene solo 93 poesie. Anche gli altri dieci libri contengono circa un centinaio di epigrammi.

Il poeta non vuole scrivere libri lunghi, teme di annoiare i propri lettori, se ne vuole accattivare la simpatia. L’epigramma, poesia breve e d’occasione, è un genere letterario “leggero”, di intrattenimento, e Marziale è uno scrittore di professione che deve vendere bene i suoi libri e un libro breve è più facile da vendere.

Ecco i vantaggi di un libro breve (succinctus).

  • Il risparmio di carta (di papiro). Il rotolo più lungo costava di più, incideva sul guadagno dell’autore. Marziale dice che è suo interesse economico (mihi) ridurre gli sprechi. Non è sensibilità ecologica, ma puro calcolo economico.
  • Il risparmio di tempo. Riguarda il librarius, l’editore - venditore di libri al quale bastava un’ora soltanto per ricopiare un libro così breve. Il librarius, da buon commerciante, sceglieva quali volumi tenere negli scaffali (scrinia) e provvedeva a scriverli (era anche scriba), magari al momento. Forse per gli epigrammi (nugae) di Marziale il libraio non si impegnava tanto, come malignamente sospetta il poeta (nec ille serviet…).
  • Il ridotto fastidio del lettore. Un brutto libro breve sarà meno detestato di uno lungo.

Divertiamoci a fare un confronto con il mondo di oggi.

  • Il risparmio di carta. Le pagine bianche o parzialmente bianche sono tantissime nella maggior parte dei libri moderni, aumentano il numero di pagine e lo rendono appariscente. Anche nelle edizioni scolastiche le pagine si sono moltiplicate. Se confrontiamo il numero di pagine e il peso dei libri di testo del secolo scorso con quello dei libri che i nostri figli o nipoti trasportano oggi in grossi zaini a rotelle si resta increduli: davvero tutte quelle pagine così pesanti sono così necessarie? Se poi consideriamo il massiccio ricorso alle fotocopie così diffuso siamo certi che oggi la carta si spreca. Vedremo cosa succederà con la crisi in atto, però la carta non si risparmia.
  • Il tempo dell’editore. Non è confrontabile con la realtà di oggi: non c’è un rapporto così diretto, non ci sono più i manoscritti e il percorso che uno scrittore deve compiere per arrivare agli scaffali di una libreria è completamente cambiato.
  • Il fastidio del lettore. Sopravvive nei lettori critici, non nei lettori “tifosi”. Un lettore tifoso leggerà migliaia di pagine di una saga alla quale si è appassionato, troverà interesse in ogni dettaglio e soffrirà chiudendo l’ultima pagina del volume conclusivo. Un lettore meno coinvolto emotivamente troverà numerose pagine “inutili”, che potevano non essere scritte senza nuocere all’intreccio o alla qualità della scrittura. Purtroppo certi libri oggi devono essere così: voluminosi (lunghi).

La lunghezza dei libri e l’abbondante produzione di libri, scolastici e di vario genere, oggi sono favorite dal numero di scrittori ma anche dal computer e dal lavoro oscuro dei ghostwriter, pronti ad assecondare l’onda del successo di alcuni nomi consolidati; forse se gli scrittori di oggi scrivessero ancora a mano la carta si risparmierebbe davvero.

Riferimenti bibliografici:

  • Irene Vallejo, Papyrus, l'infinito in un giunco
  • Guglielmo Cavallo, Libri, editori e pubblico nel mondo antico
    Immagini dalle Terme di Diocleziano