«Efix, dimmi… perché la sorte ci stronca così, come canne?». «Sì - egli disse allora - siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne e la sorte è il vento». 
Grazia Deledda, Canne al vento cap. XVI

Spinto dal fascino di questo romanzo, mi sono recato a Galtellì, paese piccolo, raccolto intorno al suo centro storico ordinato e ben curato, al quale si ispirò l’autrice per ambientare il suo romanzo più famoso.

Alto sopra il paese si innalza il monte Tuttavista, una montagna che svetta monumentale e scura come un grande spirito che la domina. La sua mole solenne ci fa capire come possano essere nate le credenze popolari sugli spiriti che ne popolano i boschi sparsi alle sue pendici.

Alcune targhe riportano i passi del romanzo riferiti ai luoghi nei quali si svolgono le vicende dei protagonisti; c’è la casa in cui l’autrice trascorse un periodo di vacanza (la casa Pintor) e, passeggiando per il paese, si può cogliere ancora lo spirito antico che fa da sfondo alle tristi vicende delle dame Pintor, di zio Perdu, del servo Efix. I tempi moderni non hanno cancellato le tracce delle antiche atmosfere. Le case basse, il campanile quasi mozzato della chiesa di San Pietro, tutto ricorda le umili origini di un paese che non ha sepolto il suo passato.

Oggi l’accoglienza è gentile e i luoghi, pazienti e ricchi di tesori artistici antichi e moderni, attendono la visita di chi ha un po’ di tempo da dedicare alla memoria della grande scrittrice sarda, unica donna italiana ad aver conseguito il premio Nobel della letteratura.