Una visita a Maratona

Per un amante della cultura greca una visita a Maratona, la piana del “finocchio selvatico”, è un incontro ravvicinato speciale: significa andare mettere il piede sul suolo che fu teatro di una battaglia epica, che vide la vittoria di un piccolo esercito sull’esercito dei Persiani, i grandi temibili e potenti vicini, che volevano punire quei Greci ribelli che avevano osato sfidare la Persia. Solo i Plateesi erano a fianco degli Ateniesi ad affrontare le preponderanti forze nemiche. Gli Spartani erano assenti, in attesa del plenilunio (forse si erano defilati).

Così Erodoto riassume l’esito della battaglia:

ἐν ταύτῃ τῇ ἐν Μαραθῶνι μάχῃ ἀπέθανον τῶν βαρβάρων κατὰ ἑξακισχιλίους καὶ τετρακοσίους ἄνδρας, Ἀθηναίων δὲ ἑκατὸν καὶ ἐνενήκοντα καὶ δύο. ἔπεσον μὲν ἀμφοτέρων τοσοῦτοι.

“In questa battaglia di Maratona morirono circa 6400 Persiani e 192 Ateniesi: tanti furono i morti delle due parti.”  (VI,117)

Erodoto non parla dei Plateesi, forse perché il loro apporto fu minore, però pochi capitoli più avanti ricorda Cinegiro, il fratello di Eschilo, caduto mentre assaltava una nave persiana. In quella battaglia avvennero apparizioni prodigiose, quella battaglia fu la dimostrazione che l’eroismo di pochi poteva aver ragione di un grande esercito. Memorabile fu il gesto del corridore Fidippide che corse ad Atene per avvisare la città e morì di fatica. Da questo episodio nacque la maratona, la regina delle gare olimpiche, con cui si concludono le Olimpiadi moderne.

Vengono in mente i versi foscoliani dei Sepolcri (199-212)

E nutrìa contro a’ Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,
la virtù greca e l’ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l’Eubea,
vedea per l’ampia oscurità scintille
balenar d’elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d’armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all’orror de’ notturni
silenzi si spandea lungo ne’ campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.

Vengono in mente la tragedia eschilea I Persiani, l’evocazione delle anime dei caduti a Maratona di Eschine (contro Ctesifonte, 259) e l’epitaffio composto da Eschilo in persona, che volle essere ricordato più come maratonomaco che come scrittore

Αἰσχύλον Εὐφορίωνος Ἀθηναῖον τόδε κεύθει
μνῆμα καταφθίμενον πυροφόροιο Γέλας·
ἀλκὴν δ᾽ εὐδόκιμον Μαραθώνιον ἄλσος ἂν εἴποι
καὶ βαρυχαιτήεις Μῆδος ἐπιστάμενος.

“Questo sepolcro della fertile Gela
racchiude le ceneri di Eschilo, figlio di Euforione:
il bosco di Maratona e il Medo dai lunghi capelli
lo sanno e potrebbero parlare del suo grande valore.”

Kavafis non è d'accordo con Eschilo e gli contesta questo primato dato al combattente più che al poeta (cfr. questa citazione)

Però di tutto questo ben poco resta al visitatore che affronta il caldo estivo per recarsi in questi luoghi sacri, non facili da individuare sul territorio: il museo è chiuso, il tumulo dei Plateesi non è segnalato, quello degli Ateniesi chiude alle 15 e il trofeo… è una delusione assoluta: una colonna moderna senza nessuna scritta evocativa.

Auguri ai futuri visitatori

Tornando ad Atene ci si consola un po’ con la serie di cartelli che ritma il percorso della corsa moderna, ma è ben poca cosa…