Ni te plus oculis meis amarem, 

iucundissime Calve, munere isto

odissem te odio Vatiniano:

Siamo nel periodo dei Saturnalia, una festa che assomigliava un po’ al carnevale (per gli scherzi) e un po’ al Natale (per i regali). Nel carme XIV Catullo racconta di aver ricevuto dall’amico poeta Calvo un’antologia di poetastri, uno scherzo maligno fatto a un raffinato esponente dei poetae novi quale Catullo era. Un affronto di tale portata meritava una vendetta immediata: il giorno successivo Catullo avrebbe fatto pagare cara all’amico l’offesa ricevuta: avrebbe contraccambiato Calvo regalandogli le opere dei peggiori poeti del tempo.

Poesiola leggera, scherzosa, che ha il merito di aprire una finestra sul raffinato mondo dei Poeti Nuovi e che testimonia la vivacità del mercato librario del tempo. Ci sono gli scaffali (scrinia) dei librai (librariorum) dove è possibile acquistare libri in quantità. Al tempo di Catullo i libri si presentavano come astucci cilindrici contenenti un rotolo cartaceo (volumen) avvolto intorno a un bastoncino di legno che terminava con un capo colorato (umbilicus).

Auguri a tutti e, per chi vuole proseguire la lettura, il testo integrale, la traduzione, qualche noterella e… una sorpresa multimediale

XIV Ad Calvum poetam

 

 

Ni te plus oculis meis amarem,

iucundissime Calve, munere isto

odissem te odio Vatiniano:

nam quid feci ego quidve sum locutus,

cur me tot male perderes poetis?

Isti di mala multa dent clienti,

qui tantum tibi misit impiorum.

Quod si, ut suspicor, hoc novum ac repertum

munus dat tibi Sulla litterator,

non est mi male, sed bene ac beate,

quod non dispereunt tui labores.

Di magni, horribilem et sacrum libellum!

Quem tu scilicet ad tuum Catullum

misti, continuo ut die periret,

Saturnalibus, optimo dierum!

non non hoc tibi, salse, sic abibit.

Nam si luxerit ad librariorum

curram scrinia, Caesios, Aquinos,

Suffenum, omnia colligam venena

ac te his suppliciis remunerabor.

Vos hinc interea valete, abite

illuc, unde malum pedem attulistis,

saecli incommoda, pessimi poetae.

 

Se non ti amassi più degli occhi miei,

spiritosissimo Calvo, per questo dono

ti odierei con un odio degno di Vatinio:

ma cosa ho fatto, cosa ho detto

per rovinarmi con tanti poeti?

Gli Dèi possano dare molti malanni a ‘sto cliente

che ti ha mandato una quantità di sciagurati.

Perché se, come sospetto, questa bella scoperta

te la dà in dono il maestrino Silla,

non mi sta male, anzi ne sono ben felice,

perché non vanno perse le tue fatiche.

Grandi Dèi! Che orribile e abietto libello!

Che tu ovviamente hai mandato al tuo Catullo,

perché morisse sul colpo nel giorno

dei Saturnali, il più bello dei giorni!

No no, non te la caverai, spiritosone.

Appena farà giorno andrò alle botteghe

dei librai, raccoglierò i Cesii, gli Aquini,

Suffeno, tutti i veleni

e ti ripagherò con questi supplizi.

Voi, intanto, addio, andatevene

là da dove avete mosso i vostri sciagurati passi

malanni del secolo, pessimi poeti.

Persone e ricorrenze

Gaio Licinio Calvo (82 – 48 a.C.), destinatario della poesia, fu amico di Catullo, oratore e poeta neoterico, autore di epigrammi e del poemetto intitolato Io. Della sua opera rimangono solo frammenti ricavati da citazioni di altri autori. Aveva due anni meno di Catullo e condivideva le stesse idee poetiche e politiche anticesariane.

Publio Vatinio fu un uomo politico contemporaneo di Catullo e Calvo, cesariano di ferro, promotore di numerose leggi, tra cui quella che conferiva a Cesare il governo della Gallia e dell'Illiria per cinque anni. Contro di lui Cicerone pronunciò l’orazione In Vatinium e Calvo, a partire dal 58 a.C., lo accusò te volte. L’odio di Vatinio per Calvo (vatiniano) poteva essere giustificato.

Cesio e Aquino, citati al plurale in segno di disprezzo, sono poeti ignoti; forse solo Aquino compare in un passo di Cicerone (Tusc., 5, 63) in cui è citato un tale Aquinius soddisfatto della propria opera come quasi tutti i poeti.

Suffeno, altrimenti ignoto, citato al singolare a sottolinearne l’unicità (in senso negativo per Catullo), ha il privilegio di avere il carme XXII interamente a lui dedicato; per avere un’idea del disprezzo per la poesia di Suffeno vale la pena di rileggersi il carme.

Silla (Sulla) è un ignoto litterator, un maestro di primo livello, che insegna a leggere e scrivere (da littera), da non confondere con un litteratus, che è invece persona colta. Nel contesto si capisce che Calvo sta riciclando un regalo di pessimo gusto, ricevuto da questo modesto “maestrino”. Ironicamente Catullo finge di essere comprensivo con l’amico: sono contento che la tua consulenza sia stata ricompensata.

I Saturnali (Saturnalia) cadevano il 17 dicembre, era un giorno di festa in cui ci si scambiavano regali e si scherzava celebrando i tempi felici dell’età dell’oro di Saturno. In continuità con la festa pagana si colloca il nostro Natale, che ha perso l’aspetto giocoso e mantenuto lo scambio di doni.

Infine…

Trascrivo il cappello introduttivo scritto da Giovanni Pascoli nella sua antologia Lyra:

“I due poeti si erano vie più stretti d’amicizia: il iocundus Licinius è divenuto iocundissimus Calvus. È il dì XIV Kal. Ian.., il più bel dì dell’anno, i Saturnali, in cui si mandavano e ricevevano doni e augurii in memoria del tempo d’oro: io Saturnalia! Bona Saturnalia! Anche Catullo riceve un dono del suo gentilissimo Calvo: un bel dono, in verità. [Metro: endecasillabi faleci]

E una nota filologica sempre di Giovanni Pascoli al v. 16:

false: i codd. E le edd. Hanno ora salse, ora false: mi pare quadri meglio il secondo: «impostore»; non tanto, come afferma il B., per aver simulato amicizia nel fare il dono a Catullo, quanto per aver dissimulato lo scorno d’averlo ricevuto esso da Sulla.

Ecco la novità

Nella nuova sezione Lectiones, accessibile dal menu Multimedialità ma solo agli utenti registrati, saranno di volta in volta inseriti dei file mp3 contenenti le letture delle poesie che compaiono negli articoli. Per ora è un esperimento tanto per inaugurare l’anno nuovo 2017 con l’augurio che per tutti sia migliore di quello trascorso.