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Anche quest’anno il Liceo Beccaria mi ha coinvolto nell’evento che venerdì 12 gennaio 2018 aprirà ai cittadini le porte del più antico liceo di Milano. L’iniziativa, di carattere nazionale, è alla terza edizione e aderiranno quattrocento licei in tutta Italia, come si legge in questo articolo de La Stampa.
Con la collaborazione di alcuni colleghi che non si sono dimenticati di me farò da coordinatore di un gruppo di studenti che si muovono nell’ambito della multimedialità. Immagini, testi, recitazione al servizio di due testi letterari molto vivaci: l’idillio Le Siracusane di Teocrito e la satira IX del primo libro delle Satire di Orazio, detta “Il seccatore”.
Per la scuola è un momento magico: l’edificio si anima quasi per intero, i corridoi diventano esposizioni, le aule diventano laboratori e l’austera Aula Magna diventa teatro di prosa, di musica e di multimedialità. I professori lasciano nel cassetto il registro e si trasformano in consiglieri. I ragazzi vivono la scuola in modo diverso, diventano protagonisti, tuffandosi in un repertorio di sapienza che nasce nel mondo antico e si proietta verso il futuro spaziando tra letteratura, scienza e arte.
Chi vuole conoscere questo aspetto diverso del mondo classico venga al Liceo Beccaria per partecipare a questa notte magica, vi conquisteranno questi giovani che generosamente impegnano il loro tempo libero (non è mai tanto al Liceo) per darvi un’idea di quanto può essere bello studiare; unica raccomandazione: la prenotazione è obbligatoria. Appuntamento a Milano dalle 18.30 alle 23.30 in via Carlo Linneo 5. Il programma è a questa pagina del sito.
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Le terme di Caracalla tornano virtualmente a risplendere
La multimedialità può realizzare il sogno di ogni appassionato dell’antichità: vedere le splendide opere degli antichi così come le potevano vedere i cittadini di Roma antica. Grazie alla realtà virtuale possiamo oggi tornare nel III secolo, sotto l’imperatore Caracalla, figlio di Settimio Severo, che fu imperatore dal 211 al 217 d.C.
Politicamente Caracalla viene ricordato per la Constitutio Antoniniana, la legge con cui l’imperatore estendeva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti (liberi) dell’Impero. Le imponenti rovine delle terme inaugurate nel 216 possono spiegare le accuse di megalomania che gli furono mosse: un’area immensa, dove furono costruiti ambienti vastissimi, dagli alti soffitti, con spazi adornati di marmi, statue, mosaici e colonne monumentali.
Le terme furono smontate pezzo per pezzo e oggi ci si dovrebbe spostare in vari luoghi della città per ammirarne alcuni, oppure addirittura andare a Napoli, al Museo Archeologico. Invece da oggi basta andare al sito archeologico, indossare gli speciali visori e ammirare la bellezza dell’opera antica, confrontandola con le rovine che sono sotto i nostri occhi. Un bel video dell’ANSA si può raggiungere qui; La Stampa ne parla qui (dopo la pubblicità) e il Corriere dedica un bell’articolo alla pag. 31 del numero di oggi mercoledì 20 dicembre, raggiungibile qui
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Lezione multimediale un po’ particolare quella del prossimo sabato 7 ottobre 2017: darà l’occasione per la lettura di un riassunto della favola di Amore e Psiche corredata da qualche effetto speciale. Ecco due note introduttive sul rapporto tra Le Metamorfosi di Apuleio e il Decameron di Boccaccio.
Secondo Vittore Branca[1], Boccaccio sentì Apuleio “come un suo precursore, l’unico autore della letteratura greca e latina che avesse prestato orecchie alle narrazioni del popolo e le avesse ritenute degne di una consacrazione letteraria”.
Apuleio effettivamente si sentì debitore alla tradizione della fabula Milesia, più volte ricordata nella sua opera e particolarmente sottolineata nell’introduzione. La fabula Milesia era un genere di narrativa popolare, dai sapori forti e dai contenuti spesso ai limiti della decenza; potrebbe essere assimilata alle nostre storielle divertenti, con le quali alcuni narratori riescono ad avvincere l’uditorio facendolo ridere.
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Piccolo resoconto dell’incontro con la prof. Patrizia Piacentini all’Archivio di Stato di Milano, sabato 1 luglio 2017, a beneficio di chi non ha avuto la possibilità di venire personalmente e per gli affezionati lettori di questo sito.
Strumenti e materiali della scrittura
La pietra
Il primo reperto che viene in mente è la Stele di Rosetta che risale al 196 a.C. ai tempi di Tolomeo V Epifane, che consentì a Champollion (1780 - 1832) la decifrazione della scrittura egizia.
La pietra era il supporto pensato per la conservazione perenne della scrittura, in pietra erano eretti gli obelischi “per l’eternità dell’eternità” (così dicevano gli antichi Egizi). Gli scribi trascrivevano sulla pietra partendo da uno scritto su papiro. A volte chi scolpiva e disegnava i caratteri geroglifici non sapeva bene cosa scriveva; la popolazione alfabetizzata si può considerare tra un minimo dell’1% e un massimo del 7%. Si conoscevano meglio i segni di base come i cartigli che racchiudevano il nome del faraone.
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Una visita a Maratona
Per un amante della cultura greca una visita a Maratona, la piana del “finocchio selvatico”, è un incontro ravvicinato speciale: significa andare mettere il piede sul suolo che fu teatro di una battaglia epica, che vide la vittoria di un piccolo esercito sull’esercito dei Persiani, i grandi temibili e potenti vicini, che volevano punire quei Greci ribelli che avevano osato sfidare la Persia. Solo i Plateesi erano a fianco degli Ateniesi ad affrontare le preponderanti forze nemiche. Gli Spartani erano assenti, in attesa del plenilunio (forse si erano defilati).
Così Erodoto riassume l’esito della battaglia:
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