C’è chi sostiene che il Purgatorio sia un’invenzione dantesca: forse non è vero ma è bello immaginare che sia così. A metà strada in un mondo rigido in cui il Bene e il Male si dividono con un taglio netto, in cui esiste solo la beatitudine eterna o la dannazione eterna si colloca il Purgatorio, la cantica dell’equilibrio, la cantica più umana, quella della speranza.
L’Inferno dantesco è forse più popolare, perché è sanguigno, pieno di passioni travolgenti, estreme. È un mondo privo di luce, pieno di suoni terrificanti, di odori nauseabondi, di mostri spaventosi, di gelo e di fuoco: un mondo violento e cupo, di carne, di sangue, di morte.
Il Paradiso è più distante, è un mondo rarefatto, dominato da una luce abbagliante, da armonie corali, da suoni perfetti, da un cielo tanto vasto da far sentire la vita terrena una parvenza vaga, misera e ignara della Verità: un mondo lontano, fatto di spirito, etereo e luminoso, di vita beata.
Tra questi due estremi si colloca il Purgatorio, un mondo naturale, con la sua luce terrestre, con la sua struttura in salita, emblema della vita umana reale, fatta di errori e di buoni comportamenti, dominato dalla speranza, popolato da anime desiderose di correggersi e di purificarsi sopportando le sofferenze imposte dalla giustizia divina.
In fondo è la nostra vita, la nostra condizione quotidiana di esseri imperfetti, che conoscono il bene, ma non sempre lo fanno, che si vergognano di qualche loro azione, ma si rendono conto di avere sbagliato e sperano di diventare migliori. In questo percorso di speranza le anime del purgatorio non sono solo punite, ma anche aiutate dal ricordo dei vivi.Lo racconterò con parole e immagini a chi vorrà partecipare; ci accompagnerà la musica suonata dal vivo da un duo chitarristico di maestri giovani e talentuosi: Valentina Valente e Gabriele Sardo. Quattro sabati all’auditorium della Scuola Media di via Sapri 50, alle ore 18.