Un’opera così bella doveva avere un nome significativo. Necesse è il titolo che è stato dato alla pittura murale più grande d’Italia, 1300 metri quadrati che parlano di noi e delle sofferenze di un periodo che dobbiamo ancora metterci alle spalle. 26 giugno 2021: tanta gente presente all’inaugurazione. In un giardino di periferia recuperato al degrado, dove c’era un vecchio rudere (abbattuto) in mezzo a un campo di rifiuti. Aree come questa possono rinascere solo grazie a virtuose collaborazioni e… finanziamenti. Ci vogliono privati sensibili e buona politica territoriale, che sono giustamente ricordati nella targa che riepiloga questa bella storia di periferia.
Un lettore di questo sito mi ha chiesto un commento al motto latino che compare in due stemmi militari; prendo atto di un'altra dimostrazione della vitalità della lingua latina, che resiste grazie alle caratteristiche di nobiltà e universalità che la caratterizzano, e mi accingo alla loro analisi dopo aver constatato con piacere che hanno ascendenze ovidiane.
I motti sono due:
Ovidio ad Arco (TN)
Che sul quadrante di una meridiana compaia una frase riguardante il passare del tempo non fa meraviglia; che sia in latino… nemmeno, perché è una lingua nobile, che induce alla riflessione. Trovare però un verso elegante e profondo succede di rado e la meraviglia cessa quando si scopre che il testo è di Ovidio.
Siamo ad Arco, a due passi dal lago di Garda. La chiesa è la più importante, si trova nel centro della città: è la Collegiata di Santa Maria (o dell’Assunta); la meridiana è collocata sulla parete dell’abside, grande e ben esposta al sole. Il verso è il 771 del VI libro dei Fasti[1], ha un tono “trentino”, severo, ruvido e realistico. Eccolo:
Tempora labuntur tacitis senescimus annis
Il tempo scivola, invecchiamo in anni silenziosi
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