La napoletanità di Stazio
Alla sesta lezione del corso di Letteratura e lingua latina abbiamo parlato di Stazio, l’autore noto per la Tebaide, grande poema epico mitologico, che lo ha consacrato alla fama, anche grazie al XXI canto del Purgatorio dantesco di cui è protagonista.
Abbiamo poche notizie della vita di Publio Papinio Stazio, vissuto nella seconda metà del secolo I d.C.: era nato a Napoli, aveva un padre letterato, la sua arte lo aveva portato a Roma, dove aveva raggiunto grande fama nelle letture pubbliche e nelle gare poetiche. Lo immaginiamo mentre conquista gli uditori con la sua retorica incline a suscitare orrore; mi piace immaginarlo mentre recita il suo poema con la teatralità di un napoletano autentico, che ti conquista con il suo senso innato per la drammatizzazione e la capacità di coinvolgimento.
Fantasia di un appassionato di letteratura classica? forse, ma mi piace proporre alcuni versi tratti dalle Silvae e un commento di un grande latinista.
La poesia che propongo fu composta forse dopo la mancata vittoria nei Ludi Capitolini, per persuadere la moglie a trasferirsi a Napoli, la sua indimenticata città natale.
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Recte Lucretius sentiebat
Hodie magno cum gaudio nuntium hoc accepimus: alter sol, aliae terrae similes in vicino spatio exsistunt. Sic Epicurus abhinc viginti quattuor saecula sentiebat et sic canebat Lucretius in De Rerum Natura (II, 1048-1089). Infra Lucretii versus legi possunt, brevi praefatione addita.
Praefatio
Nella parte conclusiva del secondo libro il poeta affronta un punto fondamentale della speculazione filosofica e di grande attualità anche oggi: il nostro è l'unico mondo esistente nell'universo? Grandi filosofi (Platone, Aristotele) avevano risposto di sì, basando la loro convinzione sull'opera di una divinità e postulando, insieme ad una visione antropocentrica, l'immortalità del mondo. Lucrezio invita il lettore ad usare la ragione e a seguirlo nella sua argomentazione.
Dato che lo spazio e la materia sono infiniti non è ragionevole pensare che il nostro sia l'unico mondo possibile: infiniti mondi come il nostro possono essere formati dal casuale aggregarsi degli atomi. A dimostrazione della sua tesi il poeta presenta tre argomenti, che serviranno a dimostrare l'estraneità degli dèi alle vicende umane e che il nostro mondo, come ogni cosa nell'universo, è destinato a morire.
Principio nobis in cunctas undique partis
et latere ex utroque <supra> subterque per omne
nulla est finis; uti docui, res ipsaque per se
vociferatur, et elucet natura profundi.
Nullo iam pacto veri simile esse putandumst,
undique cum vorsum spatium vacet infinitum
seminaque innumero numero summaque profunda
multimodis volitent aeterno percita motu,
hunc unum terrarum orbem caelumque creatum,
nil agere illa foris tot corpora materiai;
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Autunno 2016 ripresa dell'attività culturale
L'anno vero forse è quello della scuola: comincia a settembre e termina a giugno - luglio. In estate abbiamo altre cose a cui pensare. Solo in autunno le attività culturali riprendono davvero: nelle città fioriscono iniziative promosse da persone, istituzioni, circoli e scuole. Per cominciare ecco le mie prime segnalazioni.
- È iniziato a Milano nell'Aula Magna dell'Università del Cardinale Colombo, in piazza San Marco 2, il ciclo di lezioni su LIBERI E SCHIAVI DALL'ANTICHITÀ AL RINASCIMENTO. Mi sento di segnalare come particolarmente interessanti per il mondo antico le lezioni dei prossimi martedì 11, 18 e 25 ottobre. Inizio ore 18.30 - il programma si trova qui
- Nella pagina Facebook della Sodalitas Latina Mediolanensis si trova l'annuncio della ripresa imminente delle attività. Gli incontri sono per tutti gli appassionati della lingua latina curiosi di sentire come si può usare anche oggi per la comunicazione. Ecco l'annuncio: Sodalibus nuntio mox nostros coetus inauguratum iri Bibliothecae Ambrosianae sede, uti solemus. Quando rogatin? Ineunte autumno, quo anni tempore uvae colliguntur, ipso solstitii die, hoc est mensis Octobris XXI. Sed de hoc quam primum plura.
A presto altre notizie.
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