Due parole sulla Maturità di una volta, anno 1945-46
Tra le vecchie carte di famiglia ho trovato dei fogli ingialliti scritti a mano da Giovanni Oliva, geniale professore di matematica, laureatosi a 21 anni e quasi subito entrato in ruolo come vincitore di concorso. In quel di Viareggio dicevano che era molto severo, ma giusto; io dico che sono contento di averlo avuto come zio.
Com’era il programma di Maturità classica nell’anno 1945-46?
La prima osservazione riguarda il modo in cui era scritto: a mano! I testi erano dettati e trascritti dagli alunni.
Ecco quelli di latino e greco: ab uno disce omnes (come disse Virgilio)
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Maturità: due parole sulla prova di greco 2024
Attesa con qualche timore, al liceo classico è tornata la prova di greco agli Esami di Stato (vulgo Maturità).
L’impostazione è giusta: il testo da tradurre, introdotto da una sintetica contestualizzazione, è collocato fra un pre-testo (gioco di parole un po’ fuori luogo) e un post-testo tradotti in italiano.
È finita finalmente l’era del testo decontestualizzato, che in anni nemmeno tanto lontani creava al maturando problemi aggiuntivi rispetto a quelli tecnici.
È anche sparita la facoltà di tradurre in lingua latina il brano, che si trovava fino ad alcuni anni fa in calce al testo proposto (vedi immagine con il testo di greco proposto nel 1991). Pochi davvero riuscivano a tradurre dal greco in latino. Sempre meno studenti e docenti praticavano quest’arte, tanto più nella scuola di oggi piena di distrazioni e di cattedre assegnate per discipline singole.
Ottima l’idea di proporre dei quesiti a risposta aperta: possono essere opinabili, ma sono utilissimi per la valutazione complessiva della prova.
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Marzo e Marte, l’antica divinità italica
La divinità venerata dai Romani aveva delle caratteristiche originariamente agricole. Si può dedurre da numerose testimonianze. Possiamo fare riferimento a due testi, sicuramente di età arcaica.
- Il carmen Arvale recitato dai fratres Arvales, è un testo antichissimo che è pervenuto a noi da una trascrizione del III secolo. Era recitato nel secondo giorno degli Ambarvalia, feste dedicate alla fertilità dei campi. Anche il nome dei sacerdoti e delle feste contengono la radice del sostantivo neutro arva, arvorum (campi arati)[1]. In questo carmen più volte è ripetuto il nome del dio nelle diverse forme in cui era conosciuto e invocato dai Romani e dai popoli italici: Mars… Marmar.
- Il cap. 141 del De agri cultura di Catone, § 2 (II sec. A.C.) in cui si trova questa preghiera a Marte
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Marzo Marte Ares
Marzo, il primo mese del calendario romano antico
Per un po’ di tempo marzo fu il primo mese dell’anno nel calendario primitivo che gli antichi romani avevano diviso in dieci mesi; rimase in quella posizione fino al II secolo a.C., quando fu “retrocesso“ al terzo posto, dove si trova tuttora.
Il nome del primo mese dell’anno deriva da [mensis] martius, (< Mars, Martis) in onore del mitico padre di Romolo, fondatore della Città, per ricordare la bellicosità di un popolo che avrebbe creato una delle più grandi civiltà del tempo antico anche grazie al suo potente e organizzato esercito.
Il dio italico Marte è generalmente identificato con il dio greco Ares, figlio di Zeus ed Era, dio della guerra per gli antichi greci. La sovrapposizione però non è perfetta, perché il dio greco era un po’ diverso.
Per comprendere meglio le caratteristiche di questa divinità greca andiamo a rileggere qualche testo antico.
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Pillole di saggezza - Solone
Il legislatore, politico e scrittore Solone di Atene (638 – 558 a.C.) ci lascia questa breve considerazione (autobiografica) sulla vecchiaia:
γηράσκω δ’αἰεὶ πολλὰ διδασκόμενος[1]
[gherásko d’aiéi pollà didaskómenos]
cioè: “invecchio sempre molte cose imparando”.
Mi piace confrontare questa massima con quella che si legge in una commedia di Terenzio: “Senectus ipsa est morbus”.
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