Mi hanno fatto osservare che fra le postille al calendario non ho parlato delle stagioni. Cerco di rimediare, anche perché l'argomento è interessante.
La parola moderna italiana "stagione" deriva dal latino statio, stationis, che contiene la radice i.e. sta (gr. στα), la stessa del verbo stare (latino e italiano), riferibile al concetto di fermata, alla permanenza. Dalla parola latina statio deriva anche "stazione", con un esito fonetico leggermente diverso. In francese va ricordato stage (da staticum)[1]. La radice sta si trova anche nella parola "solstizio" (fermata del sole); nella misura del tempo di un anno i solstizi e gli equinozi sono i limiti delle stagioni: infatti la locuzione latina tempus anni equivale a "stagione".
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La prima volta che andai al cinema a vedere “Il primo re” vi andai per due motivi: per i dialoghi in “protolatino” e, un po’ meno, perché era il “primo kolossal italiano”.
Con me una nutrita rappresentanza di un gruppo formidabile: I Latinisti dell’Archivio, appassionati cultori della materia, curiosi di assistere alla novità.
La lingua latina nel Cinema non è proprio una novità: regolarmente fa la sua comparsa nei film storici, come elemento di ambientazione, come accessorio di scena, come costume aggiunto.
Ricordo di essermi tenuto un notes sulle ginocchia: vi scrivevo le parole che riuscivo a percepire. Sentivo che c’erano suoni latini, parole latine, ma il senso generale dei dialoghi si comprendeva meglio lasciandosi guidare dalla recitazione: le parole erano ai limiti dell’intelligibilità, la pronuncia degli attori non era quella solita delle scuole, ma restituta, detta anche scientifica (tipo “kikero”), con qualche concessione alla pronuncia tradizionale.
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