Le case di Francesco Petrarca
Le dimore di un’anima inquieta
(testo dell’intervento tenuto a Pagazzano il 3 ottobre 2021)
Poiché il gemellaggio che si celebra questa sera costruisce una via ideale che congiunge i luoghi più rappresentativi in cui dimorò il poeta proporrò al pubblico intervenuto questo mio breve excursus sulle “Case del Petrarca”.
In molti luoghi certamente, in chissà quante case dimorò il Petrarca nella sua vita di uomo inquieto per carattere e spesso in viaggio per lavoro: anche se fu peregrinus ubique[1], le sue case ebbero delle caratteristiche che meritano qualche riflessione.
Possiamo classificare le “Case” in due categorie semplificate:
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Un monumento a Lorenzo Rocci
A Passo Corese, frazione di Fara in Sabina (RI) davanti alla sede del liceo classico e scientifico, è stato inaugurato il monumento a padre Lorenzo Rocci, l’autore del primo vocabolario greco-italiano, un caposaldo della formazione di tanti alunni e studiosi di greco antico. Ricchissimo di lemmi e di esempi, è stato ed è tuttora, con le nuove edizioni, modello di riferimento per tutti i vocabolari che pubblicati dopo il suo.
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Un frammento poetico nella Sala del Tesoro del Castello Sforzesco di Milano
Adulterinae abite claves
In occasione della bella mostra EL SUR CARLO MILANES - Carlo Porta nel bicentenario della morte (1821-2021), tenutasi nella Sala del Tesoro del Castello Sforzesco di Milano, il mio sguardo si è posato sul grande Affresco di Argo, unico elemento decorativo scampato alle ingiurie del tempo e degli uomini, ricomparso nel 1893, come spiega la bella scheda informativa redatta da Alessia Sana per il Comune di Milano.
L’affresco inquadra e sovrasta la piccola porta di accesso a uno stanzino in cui era custodito il tesoro del Duca di Milano. Alla fine del XV secolo il Bramantino[1] (?) aveva raffigurato un gigantesco Argo, il mitico guardiano dai cento occhi, il guardiano migliore per difendere la ricchezza ducale. Il volto di Argo è scomparso, ma gli altri elementi decorativi della complessa decorazione permettono di identificare con sicurezza la figura dominante dell’opera.
La scheda illustrativa spiega i dettagli del dipinto e racconta la storia della sua recente riscoperta casuale, con opportuni riferimenti all’episodio delle Metamorfosi di Ovidio (I, 668-723) in cui il poeta racconta come gli occhi del gigante Panoptes finirono sulla coda del pavone: i due pavoni simmetricamente disposti ai lati dell’affresco confermano il tema della decorazione.
Sopra la porta si trova la scritta latina che ha attirato la mia attenzione. La scheda spiega che è “rielaborazione di un’espressione tratta dall’Ars Amatoria di Ovidio”. Sarà proprio così?
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