Ogni tanto succede, soprattutto agli amanti della musica appassionati di latino: cercare una conciliazione tra due mondi cronologicamente e culturalmente lontani, “tradurre” una canzone nella lingua dei nostri avi.  È successo anche alla canzone dei Nirvana Smells Like Teen Spirit, presente su YouTube a questo link, come “Cover In Classical Latin”.

Non è certo la prima canzone che ha una versione in latino e non intendo liquidare acriticamente l’esperimento; prenderò in esame la canzone che mi è stata amichevolmente segnalata, anche perché è un “classico” dei Nirvana, coraggiosamente reinterpretato in stile bardcore da Sir Stantough (qui il link al suo canale YouTube), poi ben cantata da… non ho capito chi, che ha il suo riferimento sul canale YouTube the_miracle_aligner.

Cominciamo a prendere in esame la traduzione sul piano musicale, poi passeremo all’analisi linguistica.

Le sonorità rock della band di Kurt Cobain, accompagnamento e voci, sono anacronistiche per un testo latino. È vero che la musica che ascoltavano gli antichi Romani ci è ignota: non è rimasto nulla, nemmeno quelle poche testimonianze della musica greca giunte fino a noi in forma scritta. Le antiche sonorità erano realizzate con strumenti acustici e un canto così esasperato nei toni non avrebbe allora potuto avere la diffusione e il gradimento che hanno avuto ai giorni nostri.

Questa profonda distanza musicale ha lasciato però una bella libertà a chi ha rivisitato il brano: la musica, eseguita con strumenti vagamente medievali e resa con sonorità acustiche di sapore genericamente antico realizza un insieme armonioso e credibile, che riesce anche a rendere, in forma attenuata, i differenti registri presenti nella versione moderna, dal piano al fortissimo. La base musicale è decisamente ben concepita ed eseguita. L’originale è a giusta distanza, riecheggia in lontananza senza la pretesa di riprodurlo malamente.

Coerente con la base musicale è il modo di cantare, che non può permettersi i toni urlati di Cobain: l’andamento cantilenante è allineato con l’armoniosa dolcezza degli strumenti antichi.

Arriviamo al testo.  La lingua latina ci ha lasciato innumerevoli registri linguistici, tanti linguaggi settoriali, ma nessuno tanto “arrabbiato”, così denso di arditi intrecci del linguaggio moderno di Cobain, che vuole esprimere impulso di ribellione, di derisione e appartenenza generazionale. Sul testo originale inglese e sui suoi significati sono state scritte approfondite analisi[1], che raccontano la storia del brano, dall’origine del titolo così particolare al valore assunto dalla canzone nella percezione del pubblico. Non entrerò nemmeno nell’interpretazione del testo inglese; mi limiterò all’analisi del latino “classico” con cui è stato reso l’originale.

Eccone la trascrizione fedele, così come appare nel video pubblicato su YouTube, accenti compresi [Ecco il link]. Diciamo subito che gli accenti scritti sulle vocali sembrano messi a caso: non corrispondono alla quantità delle sillabe, nemmeno a ictus metrici e non coincidono con gli accenti tonici delle parole. Questi accenti sono inspiegabili: gli inglesi, adottando l’alfabeto latino, ne hanno conservato la semplicità e la purezza. Ora diamo un’occhiata al testo.

Pará pílís, trahe amícós

 

Sicuramente “caricare le armi (pistole?)” non si può rendere in latino, ma quel “pilis” è grammaticalmente scorretto, dovrebbe essere in accusativo. Pilum è propriamente il giavellotto (cfr. it. “pelo”), un’arma da lancio lunga e sottile. Trahe regge correttamente l’accusativo.

Perdere fingere fruor

Tradurre it’s fun con fruor potrebbe anche essere accettabile, ma non regge l’infinito. L’allitterazione fingerefruor è classicamente latina.

Perlassus est et superbus

Il pronome she del testo non dovrebbe lasciare dubbi, ma il traduttore usa il maschile, inventandosi un superlativo con prefisso per che crea una consonanza con il per di superbus; le parole hanno più sonorità che significato.

ó nón cupídinem sció

Si fa fatica a trovare una corrispondenza tra testo naughty word e il corrispondente (?) latino cupidinem, e non si ha miglior fortuna a cercare un senso all’espressione “latina”; o non = “oh no”? Quanto al verbo scire che regge il complemento oggetto cupidinem non se ne coglie il senso.

Salvé, salvé, salvé, parve

[la “v” è pronunciata “u”]

 

Salve è un vero saluto latino, però parve è misterioso, non corrisponde al testo inglese e manca del senso interrogativo dell’originale how low?.

Sine lúce* angor minus

Oblectáte nunc híc sumus

 

* “c” pronunciata “k”

Finalmente una frase ben tradotta, sul piano ritmico e musicale! Alla forma attiva oblectate avrei preferito un medio, oppure un plausum date preso dalla palliata; poco latina ma piacevolmente musicale la rima in -us, che si estende per quattro versi

Me sentió aeger stultus

Oblectáte nunc híc sumus

 

 

Nel primo verso colpisce la pronuncia di sentio come se la “i” fosse lunga; anche la pronuncia del dittongo aeai” è particolare, molto diffusa in inglese e controversa all’interno della pronuncia restituta. Per il resto ci siamo come ritmo e suono quasi come senso.

Barbarus albínus culex et

mea libídó

Hei hae, ha ha ha ha!

 

Nell’elenco colpisce la pronuncia piana di barbarus come se la “a” fosse lunga; i successivi vocalizzi sono coerenti con il ritmo della musica.

Peior est bonitás meá

Ipsó múnere beátus sum

 

La buona musicalità occulta un senso approssimativo.

Noster globus semper fuit

Et úsque ad fínem erit

Salvé…

Globus = band? Un po’ azzardata come traduzione, ma la distanza concettuale è distanza cronologica; interessante la pronuncia di usque come uske, quanto al senso…

Et cúr sapere dédiscó

Ita ut rídére putó

 

Dedisco equivale a “dimentico” e ci sta; anche volendo sorvolare sulla reggenza dell’infinito non c’è corrispondenza tra il testo inglese I taste e sapere. Il momento è difficile: ita dovrebbe valere “cioè”.  

Dúrum rébar dúrum rérí

 

I suoni gradevoli dovrebbero rendere una frase come “l’ho trovato difficile, è difficile trovare”.

O vah, bene níl tantí

Salve…

Sembra l’italiano “va bene” ma è solo apparenza; poco chiaro il genitivo di stima solo accostato e privo di predicato, per farci intendere che “non importa”

Negátió!

Parola pronunciata con la “t” classica, corrispondente a denial.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo così arrivati al termine dell’analisi, quindi alle conclusioni.

Personalmente trovo che anche questi esperimenti linguistici abbiano una loro validità assoluta, perché rendono vitale la lingua latina; scegliere di scrivere un testo in latino oggi significa tendere all’universalità proiettandosi verso un tempo lontano, passato e futuro.

A mio parere una versione così riuscita sul piano musicale, così raffinata nella scelta dei timbri e dell’intonazione avrebbe meritato un testo più curato nella forma, più rispettoso della grammatica e più attento alla correttezza lessicale. Questa si può dire che non è una versione in latino classico: un classico della canzone rock meritava un latino più corretto.

 

[1] Testo, sintetica spiegazione traduzione e breve storia qui; una storia più completa, spesso citata in Internet è tratta da Mama Mia Let Me Go!: Viaggio tra i testi e le storie più intriganti del rock - Auralcrave