Il prefisso “infra” della parola italiana “infradito” non deriva dall’omonima parola latina. In italiano significa “in mezzo a” e allude alla forma di questa calzatura che resta attaccata al piede grazie a una striscia che si inserisce tra le dita dei piedi. Prendo spunto dalla domanda che mi è stata posta in una recente lezione per fare una breve divagazione fra le parole, iniziando a considerare la parola latina omonima infra.

Infrā in latino è avverbio o preposizione che regge l’accusativo; ha un solo significato:

Sorso (SS) - Mosaico romano, Palazzo Baronale

“sotto”. Deriva da *infĕrā (parte) (ablativo “nella parte inferiore”) per sincope della ĕ.

La sua radice infer, contrapposta a super, genera gli aggettivi inferior (comparativo), infĭmus (superlativo) e infernus; genera anche i sostantivi Infĕri (gli dèi sotterranei) e inferĭae (le offerte agli dèi sotterranei, cioè dei defunti). Il contrario di infra è sŭprā, avverbio e preposizione (con l’accusativo) attestata anche nella forma sŭpĕrā: da questa deriva la più comune forma supra per sincope della ĕ.

La radice super genera gli aggettivi superior (comparativo), suprēmus (superlativo) e supernus oltre al sostantivo Superi (gli dèi del cielo).

La parola latina infra ha avuto in italiano un esito limitato: è soltanto un latinismo, usato frequentemente nella frase “v. infra[1]” quando si fa riferimento a una parola o a una spiegazione riportata “sotto”, in nota o successivamente. Un suo uso etimologico più ampio si riscontra come prefisso di alcuni termini medici (cfr. agg. “inframammario”). Sono invece di uso comune in italiano numerose parole derivate (inferiore, infimo, inferno…) che conservano il valore etimologico della radice latina.

La parola italiana infra ha una storia diversa, a partire dalla sua derivazione, che va collegata con una parola latina simile ma non uguale: intra.

Intrā in latino è avverbio o preposizione che regge l’accusativo, ha la stessa radice indoeuropea della preposizione greca ἐν; ha un solo significato: “dentro”. Ha una storia simile a quella di infra. Deriva da *intĕrā[2] (parte) (“nella parte interna”) per sincope della ĕ. La radice inter genera gli aggettivi interior (comparativo), intĭmus (superlativo) e internus; genera anche il sostantivo neutro interiora che ha lo stesso significato del femminile plurale italiano.

La confusione tra le due parole fu antica[3], forse da collegare all’uso di “fra” come alternativa eufonica di “tra”. In Dante troviamo “stare infra duo donne”, in Petrarca “terra in fra le pietre” e le antiche edizioni del vocabolario della Crusca, alla voce “infra”, riportano soltanto il significato di “in mezzo”. Il Carducci invece, da buon classicista, scrive “in tra le brune zolle”[4]: separa le due preposizioni, realizza una preposizione composta evitando ambiguità.

Concludo queste noterelle facendo un cenno alla forma che è all’origine dell’equivoco, cioè la preposizione italiana “fra”, l’unica che viene riportata in duplice forma (tra parentesi) dopo la forma “tra”[5] di derivazione latina. È solo una variante eufonica che evita soprattutto allitterazioni sgradevoli, che potrebbero essere causate da espressioni come “tra tre giorni” o “tra troppe difficoltà”. Nell’avverbio “frattanto” si può infine osservare il fenomeno del raddoppiamento sintattico applicato alla consonante dentale iniziale della parola “tanto”: provate a pronunciare trattanto, se ci riuscite.

[1] Vide infra = “vedi sotto”

[2] cfr. gr. ἔντερος

[3] Non ho trovato altra spiegazione se non un generico “età tarda”.

[4] Dante, Sonetto XXXII, “Due donne in cima della mente mia”, v. 10; Petrarca, Canzoniere, 126 “Chiare fresche et dolci acque, v. 36, talora scritto anche “infra”; Carducci, Rime Nuove, LXIX, Classicismo e Romanticismo, v. 6.

[5] Cfr. la voce http://www.treccani.it/vocabolario/tra/