Qualche anno fa, tra i libri della Braidense ho trovato un opuscoletto che conteneva la versione latina dell’ode manzoniana Il 5 maggio. Con pazienza certosina l’ho trascritta e pubblicata in questo sito a questa pagina.
Proprio tornando a rileggere questo testo mi sono reso conto di quanto sono stato avaro di informazioni, quindi cerco di correggere questo errore aggiungendo queste note storiche.

La notizia della morte di Napoleone arrivò con la Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821, mentre Manzoni era in villeggiatura a Brusuglio. Il poeta compose l’ode in soli tre giorni, ma non poté pubblicarla, perché gli autori dovevano presentare alla censura austriaca due copie del manoscritto per avere l’autorizzazione (imprimatur) alla stampa. All’ode fu negato il permesso (damnatur), ma il testo manoscritto circolò subito a Milano in più copie. Il censore Ferdinando Bellisomi, aveva restituito una copia all’autore, ma evidentemente non aveva potuto impedire che il manoscritto fosse trascritto in più copie.

“Manzoni però, certo che gli sarebbe negato il permesso di pubblicar la sua ode, presentò - scrive Emilio Broglio[1] - due copie alla censura, nella supposizione, mi contava egli stesso più tardi con un sorriso, che assai probabilmente qualcuno dei tanti impiegati della polizia cederebbe alla tentazione e trafugherebbe uno dei due manoscritti, l'uso introdottosi di non presentarne che uno rendendo assai difficile la prova del rapimento. Non s'ingannò punto: la censura rifiutò a Manzoni il permesso della stampa; ma fin dal domani l'ode condannata circolava per Milano, era nelle mani di tutti per opera della polizia medesima, e senza che l'autore corresse rischio di un processo criminale”.

Una di queste copie manoscritte giunse a Pietro Soletti di Oderzo (1769-1845) che ne fece una versione in esametri latini. Soletti, prima di pubblicarla, scrisse al Manzoni che gli rispose (lettera del 20 giugno 1822), suggerendo alcune correzioni al testo italiano a fronte. Ecco il testo della lettera:

“Chiarissimo Signore Le debbo doppi ringraziamenti, e pel pensiero ch'Ella ha avuto- di abbellire in versi Latini quella mia Oda Ei fu, e per la gentilezza con la quale si è piaciuto di comunicarmi la sua bella Versione. La prego di gradire le mie sincere congratulazioni: non posso che esprimerle il sentimento da me provato alla replicata lettura della sua composizione; questo sentimento è stato il diletto che fanno nascere i bei versi. La Copia dell'Ode da lei comunicatami differisce dal testo in qualche piccola cosa; Le noto qui sotto le poche differenze per obbedirla, non già perché Ella cangi nulla alla Versione la quale sta pur bene com'è; Rimango pieno di riconoscenza per l'onore ch'Ella mi ha fatto, e col più sincero ossequio. Milano, 20 giugno 1822 Suo umiliss. devot. servidore[2] Alessandro Manzoni.” … (seguono le indicazioni di correzione)

A Lugano fu stampata l’opera Il Giorno quinto di maggio, voltato in esametri latini da Erifante Eritense. Il Soletti volle usare il suo pseudonimo arcadico per questa che fu la prima edizione a stampa dell’ode manzoniana.
L’ode ebbe presto versioni in francese e in tedesco (Goethe), poi ebbe una prima stampa, non autorizzata dall’autore, in Piemonte, che era fuori dal Lombardo-Veneto e solo nel 1845 il Manzoni poté curarne l’edizione.

[1] Secondo quanto riferisce V. Bersezio, Aless. Manzoni, Torino, L. Beuf, 1873, pp. 32-33. In GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA VOLUME LXIII. (I semestre 1914). Questo racconto coincide con quello di Una serata in casa Manzoni, in  Colloqui col Manzoni di N. Tommaseo (cfr. Gino Tellini, Manzoni, 2007, Salerno ed.). Anche Cantù conferma la fuga dei primi manoscritti dall’ufficio del censore (A. Manzoni, Reminiscenze, Milano Treves I, pag. 113.

[2] Notare la modestia del Manzoni, un grande d’altri tempi.