Un articolo di Gregory Hays, pubblicato nel N. 5093 del 20 maggio 2016 di TLS, il supplemento del Times dedicato alla letteratura, annuncia la possibile scoperta del terzo libro perduto del De Platone et eius dogmate di Apuleio (circa 120 d.C. – post 170). Sembra incredibile che si possano scoprire ancora oggi delle nuove opere degli autori antichi, eppure queste scoperte sono rese possibili da una fonte che ultimamente ha prodotto notevoli risultati: la rilettura attenta dei manoscritti medievali inesplorati.

Un manoscritto appartenuto alla regina Cristina di Svezia (XVII sec.) oggi nella Biblioteca Vaticana, contiene un'opera fino ad oggi inedita, che, sulla scorta di un'annotazione scritta alla fine del secondo libro del De Platone, potrebbe essere il terzo libro dell'opera apuleiana.

 

Già scoperto intorno al 1940, ma mai pubblicato, il testo ora è stato pubblicato e attribuito ad Apuleio da Justin A. Stover  (A new work by Apuleius – The lost third book of the "The Platone" OUP - 9780198735748 £ 70).

L'opera, priva dell'inizio, contiene il riassunto di alcuni dialoghi di Platone, fra cui una buona parte della Repubblica, le Leggi e altri minori. L'attribuzione ad Apuleio si basa non solo sulla funzione divulgativa del De Platone, ma anche sull'analisi del testo, che contiene stilemi caratteristici e, in generale, un lessico riconducibile allo stile "barocco" delle altre opere.

Questo terzo libro, forse apuleiano, ribattezzato Expositio dal suo scopritore, conferma comunque l'interesse per la filosofia platonica nella cultura del tardo impero e può offrire interessanti spunti di approfondimento ai cultori della letteratura latina.

Vide etiam hoc compendium 

(immagine da Wikipedia)