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Altre attività e un periodo complicato mi hanno distratto dalla cura del sito: non si ripeterà :-)
In attesa della continuazione e della fine degli articoli dedicati alle colonne infami Ecco una poesia di Guido Gozzano datata 1914: dietro la cantabile facilità si può cogliere la raffinatezza della struttura metrica sapientemente variata, dal ritmo quasi di filastrocca. Auguri a tutti
La Notte Santa
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
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La colonna infame di Genova
Soltanto due anni prima della colonna infame milanese (1630), a Genova, nel quartiere popolare di Prè, lungo la Via del Campo, fu eretta una colonna infame, per ricordare l’alto tradimento del nobile Giulio Cesare Vacchero, che aveva cospirato contro la Repubblica di Genova, parteggiando per i Savoia.
È ancora visibile, ma è nascosta da una fontana, che i discendenti poterono costruire nel 1644: un’opera utile, forse un risarcimento alla città per espiare la colpa dell’infame parente.
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In un angolo della piazza Mercantile, nel quartiere San Nicola, nel cuore di Bari Vecchia, si trova una colonna sormontata da una sfera circolare in pietra (una palla di cannone o una sfera di balista); il basamento del monumento è costituito da quattro bassi gradini circolari; ai piedi della colonna si trova un leone[1], sul cui collare è scolpita la scritta, appena leggibile, CVSTOS IVSTICIE (Custos Iustitiae, custode della giustizia).
Il monumento medievale, realizzato con materiali di spoglio, ebbe la funzione di gogna: il condannato, legato alla colonna, era probabilmente esposto al pubblico ludibrio seduto sul leone[2].
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Nella centralissima piazza Cavour di Vercelli, a far compagnia alla statua del ben più famoso Conte Camillo Benso e al busto dell’illustre pittore Giovanni Antonio Bazzi (il Sodoma) si trova una lapide con una scritta in latino, sormontata da un bassorilievo, che ricorda un altro vercellese, l’avvocato Vibio Crispo, il più antico e famoso concittadino latino (anche un po’ Gallo). Ecco la scritta:
CRISPUS VIBIUS VERCELLENSIS CAUSIDICUS EXIMIUS PECUNIA, POTENTIA, INGENIO FLORUIT ROMAE SUB OTHONE VITELLIO VESPASIANO |
Vibio Crispo Vercellese avvocato esimio per ricchezza, potere, doti naturali Fiorì a Roma Sotto Otone Vitellio (e) Vespasiano |
Il ritratto è frutto della fantasia dello scultore, ma il personaggio storico, al pari dell’epigrafe, è abbastanza interessante.
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Come introduzione all'incontro di domani 11 ottobre 2023 alla Biblioteca Accursio ripropongo l'articolo scritto per la rivista Cooperazione&Solidarietà (N. 237 - luglio 2023). Buona lettura :-)
A Milano, all’angolo fra la via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese, fu eretta la colonna infame per ricordare la pena esemplare inflitta a due sfortunati innocenti accusati, come “untori”, di avere diffuso la peste.
Il processo si era svolto secondo le regole del tempo, che purtroppo prevedevano il legittimo ricorso alla tortura per ottenere la confessione degli accusati.
Il barbiere Gian Giacomo Mora e il commissario della sanità Guglielmo Piazza furono condannati come rei confessi, mentre a Milano nel 1630 imperversava una terribile epidemia di peste, un morbo estremamente contagioso che la scienza del tempo non era in grado né di curare né di prevenire.
La popolazione milanese
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