Colonne infami - La colonna di Monza
La colonna infame di Monza
Qualche anno prima della colonna infame milanese (1630), a Monza, nel quartiere dove sorgevano la chiesa di Santa Margherita (oggi San Maurizio) con l’annesso convento e la casa di Giovanni Paolo degli Osii (lo sciagurato Egidio nel romanzo manzoniano), fu eretta una colonna infame, per ricordare i delitti da lui commessi insieme a Virginia de Leyva (Gertrude nel Romanzo), la celebre Monaca di Monza.
Lo storico monzese A. F. Frisi ci racconta che l’Osio “soggiacque alla confisca de’ suoi beni e per ordine del Senato di Milano venne demolita nel 1608 la di lui Casa situata sulla piazza del detto Monastero, con l’essersi eretta nell’area di detta Casa una colonna colla statua della Giustizia in memoria del fatto[1]”.
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Dopo una lunga sosta
Altre attività e un periodo complicato mi hanno distratto dalla cura del sito: non si ripeterà :-)
In attesa della continuazione e della fine degli articoli dedicati alle colonne infami Ecco una poesia di Guido Gozzano datata 1914: dietro la cantabile facilità si può cogliere la raffinatezza della struttura metrica sapientemente variata, dal ritmo quasi di filastrocca. Auguri a tutti
La Notte Santa
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
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Colonne infami – La colonna di Genova
La colonna infame di Genova
Soltanto due anni prima della colonna infame milanese (1630), a Genova, nel quartiere popolare di Prè, lungo la Via del Campo, fu eretta una colonna infame, per ricordare l’alto tradimento del nobile Giulio Cesare Vacchero, che aveva cospirato contro la Repubblica di Genova, parteggiando per i Savoia.
È ancora visibile, ma è nascosta da una fontana, che i discendenti poterono costruire nel 1644: un’opera utile, forse un risarcimento alla città per espiare la colpa dell’infame parente.
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Colonne infami – La colonna di Bari
In un angolo della piazza Mercantile, nel quartiere San Nicola, nel cuore di Bari Vecchia, si trova una colonna sormontata da una sfera circolare in pietra (una palla di cannone o una sfera di balista); il basamento del monumento è costituito da quattro bassi gradini circolari; ai piedi della colonna si trova un leone[1], sul cui collare è scolpita la scritta, appena leggibile, CVSTOS IVSTICIE (Custos Iustitiae, custode della giustizia).
Il monumento medievale, realizzato con materiali di spoglio, ebbe la funzione di gogna: il condannato, legato alla colonna, era probabilmente esposto al pubblico ludibrio seduto sul leone[2].
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Vibio Crispo da Vercelli
Nella centralissima piazza Cavour di Vercelli, a far compagnia alla statua del ben più famoso Conte Camillo Benso e al busto dell’illustre pittore Giovanni Antonio Bazzi (il Sodoma) si trova una lapide con una scritta in latino, sormontata da un bassorilievo, che ricorda un altro vercellese, l’avvocato Vibio Crispo, il più antico e famoso concittadino latino (anche un po’ Gallo). Ecco la scritta:
CRISPUS VIBIUS VERCELLENSIS CAUSIDICUS EXIMIUS PECUNIA, POTENTIA, INGENIO FLORUIT ROMAE SUB OTHONE VITELLIO VESPASIANO |
Vibio Crispo Vercellese avvocato esimio per ricchezza, potere, doti naturali Fiorì a Roma Sotto Otone Vitellio (e) Vespasiano |
Il ritratto è frutto della fantasia dello scultore, ma il personaggio storico, al pari dell’epigrafe, è abbastanza interessante.
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